sabato 15 marzo 2008

Lo show andrà avanti: nel nome del Dio Denaro


In nome del dio Denaro, multinazionali, costruttori,gruppi di pressione, media e classe politica decidono di tappare occhi e orecchie.
L'intreccio degli anelli olimpici rappresenta l'universalità dello spirito olimpico.
La nazione cinese non possiede questo spirito. La repressione in Tibet lascia centinaia di morti per le strade, dissenso messo a tacere con la forza, uomini e donne bruciate vive negli edifici.
Ma in Cina non accade solo questo: sprezzo per la dignità umana, condizioni lavorative ignobili, censura e controllo degli organi di informazione. Anche Internet, rete globale che fa della libertà il suo successo mondiale, è filtrato.
E' possibile svolgere un evento, fortemente impregnato di valori sportivi, in queste condizioni?.
Ma quanto può fare il mondo libero (!?) di fronte a tutto questo?
Il criminale Bush ha inventato le più grosse panzane su Saddam e le sue fantomatiche armi di distruzione di massa, ed è riuscito a trascinare anche l'Europa in un orribile quanto inutile intervento in Iraq.
Lo stesso Bush di fronte alla realtà della questione cinese si limita a pigolare "moderazione" da parte di Pechino.
Certo, nessuno si aspetta che Bush e gli USA possano difendere il mondo,dal momento che questo binomio tende a distruggere Paesi ed economie.
Siamo dinanzi alla globalizzazione economica che non è globalizzazione dei diritti.
L'Europa,impegnata a succhiare risorse dagli stati membri, nicchia. Gli Stati Uniti ponderano (meglio che si fermino qui altrimenti farebbero più danni). L'Italia, catturata dall'Alta Finanza e schiava dell'importazione di merci cinesi, è rauca.
Chi difenderà il Tibet? ma soprattutto: chi avrà il coraggio di dire alla Cina "signori, scusate ma le Olimpiadi saltano".

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